Sono nata a Roma, ormai più di mezzo secolo fa, e
figlia, come si dice, d'arte.
Mio padre Alfredo, romano "doc" della fine
dell''800, è stato un'esteta e uno studioso autodidatta, appassionato delle tecniche della pittura e della scenografia fin
dall'inizio dell'avventura del cinema.
E' stato proprio nella finzione scenica
e cinematografica, più che in ogni altra forma espressiva in cui si è cimentato, che la
sua innata e avveniristica creatività ha trovato il modo più efficace e gratificante per esprimere il
suo senso dello spazio e dell'architettura.
Il senso particolare della spazialità e
della forma, svincolato dal reale, com'è quello della finzione cinematografica, fantastico e realistico contemporaneamente,
effimero perchè assolutamente e unicamente visivo, senza altri legami topologici se non quelli intellettuali,
unicamente mentali, legati alla pura invenzione, fuori di tempi e spazi reali, eppure storicizzato rigorosamente è stato
quello dove meglio avrebbe avuto modo di esprimere tutta la sua fantasia assieme alla tecnica.
E lo ha fatto, malgrado e nonostante i limiti della
"cultura " cinematografica del suo tempo, legata ancora ponderosamente al teatro e all'economia di mercato (anche politico) relativo.
Ha inventato e progettato infinite scenografie, inventando realtà visibili solamente nel "film", e quelli che sono
poi stati chiamati "effetti speciali " ottenuti senza computer ma solo con la matita, la fantasia, l'ottica
e la prospettiva.
Dell'amore/culto della bellezza e dell'arte
nella sua dimensione storico-sociale, antropologica e filosofica, lui mi ha reso protagonista attiva fin dalla
prima infanzia, sobillando e stuzzicando amichevolmente la mia capacità di osservazione dell'opera dell'uomo e della
sua avventura creativa, della natura in tutte le sue infinite diversità.
In assoluta libertà, da uomo libero e insofferente
a qualunque costrizione dogmatica, ha messo in moto la mia fantasia con storie meravigliose e fantastiche che ci
inventavamo e ci raccontavamo per immagini e parole, e assieme ha appassionatamente e amorevolmente nutrito la mia
curiosità di osservazione critica con l'avventura dell'emozione estetica coniugandola alla storia degli uomini.
Ha così certo sobillato amabilmente in
me quell'amore appassionato per l'arte, nella sua unità universale di segno e significati, fonte di emozione personale
e politica in senso puro, insostituibile, che poi ho cercato di trasmettere e coltivare, perfino nell'aridissimo
mondo della scuola italiana, ma soprattutto nei giovani delle più diverse classi sociali e culture con cui ho lavorato.
Da mia madre Bianca ho appreso invece
la capacità di sperimentare l'intuizione con la logica, di osservare "scientificamente" e , ovvero razionalmente, il
mondo e l'umanità nella sua infinita affascinante diversità in assoluta e totale libertà.
Da lei ho imparato a rapportarmi a ciò
che accade e alle persone in modo pragmatico, senza trascurare nè temere le reciproche interazioni emotive, ma imparando a
governarle e a organizzarle: a vivere dunque le mie capacità, comprese quelle di amore, con responsabilità e rispetto
per tutto ciò che mi circonda, anche nelle condizioni più avverse, senza ipocrisie e senza piagnistei, ma con senso simpatetico
con gli altri, umani, animali, piante.
A utilizzare le risorse disponibili senza distruggerle,
ma a trasformarle in altro utile agli altri.
Insomma, mi ritengo e mi sono sempre ritenuta fortunata
di aver avuto loro come genitori e aver potuto esistere così come sono stata capace di costruirmi, anche attraverso le molte
avversità che ho dovuto affrontare. Ed anche responsabile di distribuire un po' di questo a chi non lo è ...
Così ho scelto fin da giovanissima di essere docente di disegno, grafica e storia dell’arte nella
scuola superiore (dal 1967 al 1997), acquerellista e maestra ceramista, e pure scultrice e sperimentatrice di tecniche
e materiali dai più tradizionali ai più nuovi e inusuali.
La storia dell'arte non era amata, né considerata una disciplina importante per "crescere", neanche dai miei colleghi,
per non parlare degli studenti, perciò la sfida è stata più stimolante: i risultati non sono di grande spessore, e tuttavia
visibili.
Il mio lavoro con gli studenti, troppo spesso duro, faticoso e sottostimato soprattutto dall'amministrazione, mi
ha regalato grandissime soddisfazioni: come pedagoga e come persona ho imparato un sacco di cose su di me e sul mondo, e anche i
miei studenti ( forse pure qualche collega o qualche dirigente), e ne sono molto orgogliosa. Forse la passione è contagiosa.
Non potevo non essere affascinata e conquistata
dalle nuove possibilità di espressione e rappresentazione, oltre tutte le altre, offerte dal computer.
Avevo tentato fin dagli anni '70 di promuoverne
l'apprendimento e l'uso nella scuola pubblica, negli anni '80 facilitati e integrati dall'invenzione del PC
e del Web, con discreti risultati nel mio liceo, ma scarsissimi sul piano pratico per quanto riguardava me per la mancanza
di tempo disponibile da dedicarvi.
Solo nel 1997, quando ho lasciato la scuola
pubblica che prendeva la maggior parte del mio tempo impedendomi di continuare a studiare ciò che mi appassionava, ho cominciato
seriamente a sperimentare questo nuovo mezzo di espressione visiva e grafica. Ho "scoperto" la digital art,
allora assai poco nota, almeno in Italia, cominciando ad alternarla alla scultura e alla pittura "tradizionali".
Nell'arte digitale sono stata una vera autodidatta,
con l'aiuto del solo PC, perchè gli amici "esperti" non capivano nulla di disegno, anche se capivano molto più di me di computers,
ed erano capaci solo di stupirsi della mia abilità nel disegnare "col mouse" !
Via via sperimentando, ho elaborato varie serie
di immagini virtuali, molte delle quali visibili on-line su http://albamontori.com
Anche il sito è auto/inventato e auto/prodotto, ed
è risultante dalla composizione di diversi siti personali, di cui uno è questo su cui leggete queste note, altra
attività in cui mi sono cimentata senza altri maestri che il web, ma senza tuttavia abbandonare la pittura e soprattutto la scultura recycling e la ceramica, che
ancora mi stimolano nella ricerca di sempre nuove forme per rappresentare la realtà passata al filtro della fantasia, oltre
che delle emozioni che vivo.
Dal 1983 ho stabilito la mia residenza
personale e lo studio a Fabrica di Roma, in provincia di Viterbo, ovviamente senza abbandonare del tutto la capitale,
dove c'è tanta parte di anima che mi appartiene.
A Fabrica nel settembre 2001 ho aperto
al pubblico ( talvolta) il mio laboratorio, quello nuovo, dove è possibile vedere dal vivo ciò che vado realizzando.
L' "opera" terminata
l'11 settembre 2001, X-Fly, ha dato il nome al laboratorio. Questo nome lo ha avuto da una cara
e dolce amica che non l'ha mai vista dal vero, ma che certamente l'ha vista nella mia mente...
X-Fly è il luogo dove realizzo le
mie invenzioni, le mie opere RecyclingArt, i dipinti e le sculture in ceramica e dove molte di esse sono spesso disseminate
in giro in una sorta di esposizione permanente, costantemente in divenire.
Qui è anche dove presento
da allora man mano (e solo per inviti) il risultato dei miei vari esperimenti.
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